La strage in discoteca, il dossier: regole e sicurezza disattesa
Dal controllo degli ingressi ai piani di evacuazione, le norme introdotte dal prefetto Gabrielli dopo la tragedia di Torino. Prima di ogni manifestazione vanno programmatidei sopralluoghi. Per eventi con grande pubblico ci deve essere personale specializzato, controllo rigoroso di tutti gli ingressi, percorsi separati per l’accesso e lo sfollamento, piani di evacuazione che prevedano anche la presenza di personale sanitario: sono queste le regole fissate dal capo della Polizia Franco Gabrielli per garantire la sicurezza degli eventi pubblici. Norme che nella discoteca «Lanterna Azzurra» di Corinaldo sono state gravemente violate. E adesso a pagarne le conseguenze saranno organizzatori e gestori, ma anche chi doveva vigilare sull’incolumità di chi assisteva — soprattutto i giovanissimi fan — all’esibizione di Sfera Ebbasta. E dunque dovrà essere ricostruita la catena di comando, individuando le responsabilità tra chi aveva il compito — anche istituzionale — di effettuare le verifiche preventive e ha autorizzato lo spettacolo pur essendo evidente come il locale non fosse idoneo. Oppure non si è accorto di quanto stava accadendo. Proprio perché il decalogo messo a punto da Gabrielli dopo la tragedia del giugno 2017 in piazza San Carlo a Torino, individua ogni elemento di rischio e prevede prescrizioni che in questo caso sono state violate in maniera evidente.
Sopralluoghi e divieti
La premessa della direttiva è esplicita: «Senza i requisiti di sicurezza le manifestazioni non potranno avere luogo». E per la verifica «dovranno essere effettuati preventivi e mirati sopralluoghi nei luoghi delle iniziative programmate, per una scrupolosa verifica dei dispositivi e l’individuazione delle aree di vulnerabilità ai fini di una attenta valutazione sull’adozione di misure aggiuntive». In questo caso sarebbe bastato controllare gli ingressi e poi monitorare gli arrivi per rendersi conto dei pericoli.
Varchi e percorsi
La direttiva impone di accertare «la capienza delle aree di svolgimento dell’evento per la valutazione del massimo affollamento sostenibile, al fine di evitare sovraffollamenti che possano compromettere le condizioni di sicurezza». Per questo «gli organizzatori dovranno essere invitati a regolare e monitorare gli accessi — ove possibile anche mediante sistemi di rilevazione numerica progressiva ai varchi di ingresso — fino all’esaurimento della capacità ricettiva».
Proprio per evitare la calca, Gabrielli ha imposto «percorsi separati di accesso all’area di deflusso del pubblico, con indicazione dei varchi» ma anche «suddivisione in settori, in relazione all’estensione dell’area, con previsione di corridoi centrali e perimetrali all’interno per le eventuali emergenze e gli interventi di soccorso».
Steward e annunci
In caso di spettacoli o manifestazioni con grande pubblico, devono essere gli organizzatori a prevedere la presenza di personale specializzato, proprio come avviene negli stadi con gli steward. Non a caso una delle norme impone il cosiddetto «Piano di impiego» con «un adeguato numero di operatori, appositamente formati, con compiti di accoglienza, instradamento, regolamentazione dei flussi anche in caso di evacuazione, osservazioni e assistenza del pubblico». I gestori devono assicurare pure «un impianto di diffusione sonora e visiva, per preventivi e ripetuti avvisi e indicazioni al pubblico da parte degli organizzatori, sulle vie di deflusso e sui comportamenti da tenere in caso di criticità». E invece appare già evidente come, durante l’emergenza alla «Lanterna Azzurra» che ha scatenato il panico, nessuno si sia occupato di guidare l’evacuazione e abbia consentito che il pubblico si accalcasse agli ingressi e poi si scaraventasse fuori trasformandosi in una marea umana.
Oltre a specifici divieti, in particolare relativi alla vendita degli alcolici, deve essere previsto «un piano di evacuazione con la presenza dei mezzi antincendio e con l’esatta indicazione delle vie di fuga in modo da garantire la capacità di allontanamento in forma ordinata». E all’esterno dei locali va verificata la presenza di «spazi di soccorso raggiungibili dai mezzi di assistenza, riservati alla loro sosta e manovra» ma anche quella di «aree e punti di primo intervento, fissi o mobili». Un piano che alla «Lanterna Azzurra» è stato ignorato.
consulta il sito https://roma.corriere.it